La memoria
come patrimonio
ORMETE lavora
sulla memoria del teatro. E sulla storia.
Utilizzando e
adattando al diverso contesto i metodi e gli strumenti della storia
orale, ORMETE crea, raccoglie, preserva, manda in rete e studia
racconti e memorie di testimoni diretti del teatro del Novecento.
La memoria è un
elemento cruciale per lo sviluppo culturale di una società e per la
definizione, o ri-definizione, dell’identità di una comunità.
Memoria collettiva e memoria individuale, memoria dei luoghi e
memoria degli eventi, memoria ufficiale e memoria rimossa: sono
tutti aspetti di un’unica e grande questione che riguarda il
rapporto fra il nostro presente e l’eredità del passato, insieme
alla capacità di narrare sia l’uno sia l’altra.
Negli ultimi
decenni, grazie al lavoro di molti ricercatori e a una più diffusa
sensibilità al problema che il rischio di una perdita di memoria
comporta, gli studi e le iniziative sulla memoria si sono
moltiplicate e notevolmente arricchite.
La storia orale ha
cominciato a documentare memorie precedentemente considerate
marginali; a rispondere al silenzio della storia narrando la vita
di gruppi sociali che non avevano mai avuto voce; a raccontare le
vite di una parte di italiani che la storia ufficiale non ha
voluto, o non ha potuto, raccontare.
Così l’acquisizione degli
strumenti e dei metodi propri della storia orale, che della memoria
fa il suo campo d’indagine privilegiato, ha modificato in modo
consistente l’intera riflessione sulla contemporaneità: dagli studi
sociali, a quelli di genere, dalla micro-storia locale, alla storia
delle classi subalterne. Con un risultato complessivo davvero
importante: la consapevolezza che la memoria di una società è una
memoria multiforme, in cui coabitano, più o meno pacificamente,
molte e diverse memorie.
Una memoria per il futuro e il dialogo
fra le generazioni
«La distruzione del passato, o meglio la
distruzione dei meccanismi sociali che connettono l’esperienza dei
contemporanei a quella delle generazioni precedenti, è uno dei
fenomeni più tipici e insieme più strani degli ultimi anni del
Novecento. La maggior parte dei giovani alla fine del secolo è
cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni
rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi
vivono».
(J. Hobsbawn, Il secolo breve, 1999)
Il delicato
problema della trasmissione del sapere fra generazioni diverse
nella società contemporanea, unito alla fragilità costituzionale
delle tracce di memoria che il teatro lascia dietro di sé,
costituisce un fertile terreno per attivare incontri, sinergie,
processi conoscitivi e rielaborazioni dei saperi lungo percorsi
inediti.
ORMETE mette in relazione generazioni diverse, porta al
confronto dialettico mondi e linguaggi che raramente hanno
l’occasione di incontrarsi e di condividere uno spazio di
conoscenza, conduce i protagonisti (ricercatore e testimone) ad
assumersi la reciproca responsabilità del come avviene il processo
di recupero, organizzazione e narrazione della memoria.
La
memoria è sempre per qualcuno. Può riallacciare fili interrotti,
saperi dimenticati, energie disperse; può stimolare una necessità
di confronto col passato che ci sembra che sia latente proprio
nelle generazioni più giovani.
Donatella Orecchia e Livia
Cavaglieri
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